L’export agroalimentare è in crescita nel periodo della pandemia sfoggiando un aumento delle esportazioni del 30% contro il 3% dell’intero comparto per un valore di 29,4 miliardi (da GEN ad AGO).
La pasta italiana e tutto il settore dei cereali sono stati i principali fautori dei buonissimi risultati dell’export agroalimentare italiano. Nei primi 8 mesi dell’anno è stato registrato un +3% rispetto al 2019. Le esportazioni hanno generato un valore totale di 29,4 miliardi di euro.
I dati ISMEA (per i primi sette mesi dell’anno) mostrano una crescita dell’export di pasta pari ad un + 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le chiusure sanitarie hanno spinto i consumi di pasta in tutto il mondo: +24%.
«Anche nei mesi più critici dell’emergenza epidemiologica – affermano dall’ISMEA – a causa delle misure restrittive adottate da molti Paesi clienti, le esportazioni di pasta non hanno infatti accusato grossi contraccolpi, a fronte di flessioni anche significative registrate dagli altri comparti nei mesi di aprile e, in particolare, di maggio».
Oltre allo strepitoso successo dell’export della pasta e, più in generale, del comparto cerealicolo nella sua interezza (+13% periodo Gen-Lug), l’analisi dell’ISMEA sottolinea anche «il buon andamento degli ortaggi freschi e trasformati (+7,8%), in un contesto positivo anche per gli oli (+5%) e le coltivazioni industriali (+13,7%).Rimangono stabili il comparto degli animali e carni e quello ittico, mentre accusano una netta flessione il comparto florovivaistico (-10,7%) e quello dei vini e mosti (-3,2%)».
Fonti: ISMEA, IlSole24Ore